lunedì 22 dicembre 2014

Confessioni natalizie di un cannibale

Tra poco è Natale, ma facciamo finta che sia la festa del Ringraziamento Cannibale.
Troppo spesso diamo le cose per scontate, salvo incazzarci se una cosa scontata viene meno. Eppure le cose che ci sono sempre, sono quelle di cui non riusciremmo mai a fare a meno. Sono con noi, giorno dopo giorno, e le trattiamo come parti di noi: ci stanno attaccate, come un braccio o una gamba. Eppure, proprio come diamo per scontato che braccia e gambe non si allontanerebbero mai dal nostro corpo, così ci abituiamo a pensare che alcune persone, capacità, sentimenti, rimarranno sempre al loro posto. Ma non è necessariamente così. Il problema è che ce ne accorgiamo solo quando è tardi. Pensate forse che il Capitano Uncino fosse cosciente di quanto tenesse alla propria mano sinistra prima che finisse in pasto ad un coccodrillo?
Beh, oggi voglio ringraziare ciò di cui non sento mai la mancanza, perché c'è.
Per esempio, voglio ringraziare pubblicamente i miei denti e la mia mandibola, con cui riesco non solo a masticare e parlare - cosa quest'ultima di cui sono grata solo io - ma anche ad aprire scatole e bustine, sotto la supervisione ammirata ed impotente delle mie manine ipotoniche. 
Ovviamente grazie al mio sistema immunitario, che non sta lì a recriminare per tutti gli oggetti che metto in bocca allo scopo di svitarli, strapparli, sbucciarli, ma capisce la situazione e fa quel che deve, senza nemmeno tossicchiare d'irritazione. 
Grazie al mio polpaccio destro, che mi sostiene per i secondi necessari, ogni volta che serve. A volte sembra debba cedere e mi pare addirittura di sentirne la voce arrochita dallo sforzo che si ripete: "Resisti, resisti... Engy ha bisogno di te!"
Grazie ai miei polmoni, che nonostante funzionino a regime limitato, il più delle volte riescono a far arrivare tutto l'ossigeno che serve al cervello, anche se da quello che dico  e scrivo non si direbbe.
Grazie al mio cuore, che batte più di una puttana e che è capace di stringersi e allargarsi segretamente, facendomi sentire dentro tutto ciò che i miei muscoli facciali non riescono o non vogliono esprimere fuori. Senza di lui, sarei morta dentro... e credo pure fuori. 
Grazie alla mia lingua, sempre pronta e tagliente, anche se per il prossimo anno vorrei chiederle di provare a rispondere un po' meno d'impulso e vediamo come va. 
E grazie anche a tutte le parti del mio corpo che funzionano meno bene, ma sicuramente sempre al meglio delle loro possibilità.

E ora la parte più difficile.

Grazie alle persone che sopperiscono giorno dopo giorno a tutti i miei limiti fisici e mentali. E' solo grazie a voi se non mi mancano mai davvero degli arti funzionanti, dei pensieri positivi e dei dubbi utili. 
A volte ho l'impressione di avere un corpo perfetto, con decine di braccia e gambe, muscoli, sangue caldo e forza. Se nella vita ho fatto tanto, è solo perché non vivo nell'involucro chiuso di un solo corpo fisico, ma posso contare su tanti altri corpi, pronti ad intercambiarsi e unirsi ogni volta che mi serve. Io ho braccia e gambe a Bolladello, Azzate, Milano, Sassari, Massafra, Roma... Ho un corpo senza confini altri che quelli dell'amore che riesco a dare e ricevere. E ho decine di cuori che soffrono quando soffre il mio, che sono felici quando è felice il mio e che spesso combattono anche quando il mio non ne ha le forze. 
La mia testa contiene molteplici voci che mi aiutano a decidere, che mi fanno vedere più punti di vista, che mi sostengono e che mi riprendono, se sto esagerando. Non posso sentirmi mai sola, perché dentro e fuori di me esiste un mondo di persone che ci sono e che ci sono state. E ogni nuovo incontro importante diviene un nuovo pezzetto di me, che prima non sapevo mancasse. Io mangio le persone, le assaporo, le sminuzzo e poi - se apportano nutrienti - divengono parte di me, proprio come le seadas che ho mangiato in Sardegna ora sono parte delle mie cosciotte.
Come potrei mai arrendermi con un simile esercito dentro di me? 
Quest'anno si sono aggiunti diversi tasselli alla mia vita. Pezzi di un puzzle fondamentale, che non sapevo nemmeno fosse incompleto. 
Da un po' di tempo, abitano nella mia testa l'Assessora che non vuole cambiare tutto il mondo, ma che migliora concretamente almeno quello che può toccare e se ne sbatte le ovaie se il risultato non si vede dallo spazio. Perché siamo un foruncolo sul culo del mondo e se non puoi cambiare il mondo, può sicuramente schiacciare il foruncolo per evitare che suppuri.
C'è Mary Poppins, che canta coi bambini, racconta favole, accarezza anime e ti mostra che essere troppo buoni non equivale ad essere stupidi.
C'è un'itera Comunità bergamasca, che sembra il villaggio dei Puffi, dove tutti sono diversi e non si può fare a meno di nessuno.
C'è il Prete innamorato di Gesù, che cerchi di sfidare ogni volta che puoi, ma che cazzo vuoi andare a dire a uno cotto perso? E puoi perdere giorni a dirgli quanto marcio è quel che c'è dietro dietro a sta cosa di Gesù e lui ti dà pure ragione, ma la verità è che si sceglie il propio compagno di vita, ma mica si può scegliere che parenti deve avere, no? Pure a me stanno sulle balle i suoceri, chi sono per giudicare? E poi capisci che ti tieni in testa questo personaggio perché ha qualcosa che non potrai avere mai. E non provi invidia, perché il cuore a volte può sentirsi pieno di una mancanza, e non è necessariamente sempre sgradevole.
Dulcis in fundo c'è Pollyanna, che vive nel mio stesso orribile mondo e giorno dopo giorno affronta gli orchi cattivi sbattendo le sue lunghissime ciglia da cerbiatto, anziché abbaiando da cane idrofobo, come la sottoscritta. E se lei ci crede, allora deve essere vero che non tutti gli orchi sono cattivi, ma solo ignoranti e che con un po' di zucchero (o vaselina), le cose si fanno entrare meglio in testa. E ti dici che prima o poi dovrai provare anche tu, perché se davvero non credi più che le persone possano migliorare, è ora di cambiare lavoro.

Quindi grazie a tutte le persone vecchie e nuove che ho conosciuto là fuori e ho portato qui, dentro di me. So che spesso vi sentite scomode e schiacciate dal mio ego ipertrofico, ma prometto di provare a lasciarvi più spazio nel prossimo futuro.


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